6 dicembre 2014

Il silenzio iniziatico




La necessità di tacere sulle verità esoteriche è sempre stata un tema importante per le scuole ermetiche e per le forme d’arte che esse hanno ispirato e incoraggiato. Intorno al 1520 il pittore fiammingo Quentin Metsys dipinse un quadro davvero notevole, conosciuto oggi, senza alcuna vera giustificazione, con il titolo Allegoria della follia. Vi è raffigurato un uomo dall’aria strana, che ha sul cappello, quasi ne fosse il prolungamento, una testa di gallo: indossa letteralmente il cockscomb, la «cresta del gallo» che è il simbolo tradizionale del Matto.

Ai lati del gallo spuntano due grandi piume. Con il braccio sinistro l’uomo regge un lungo bastone, che termina in una sorta di omuncolo. La creaturina ha il sedere scoperto, la testa voltata quasi frontalmente rispetto all’osservatore e una collana di fronde intorno al collo. Non occorre un’analisi dettagliata del dipinto per capire che, lungi dall’essere un’«allegoria della follia», esso rappresenta il tema arcano del silenzio. In altre parole, con quest’opera il pittore si rivolge agli iniziati, come confermano diversi dettagli che risulterebbero inspiegabili al di fuori del simbolismo iniziatico.

L’uomo, con quel suo grande naso aquilino e quel suo ghigno malizioso, può anche sembrare matto, ma il fatto è che egli sa qualcosa di cui non deve parlare… Lo ribadiscono le parole vergate in nero accanto alle sue labbra – sulle quali egli preme l’indice della mano destra – : sono due parole fiamminghe, mondeken toe, e significano: «tieni la bocca chiusa». Che cosa sa il Matto per meritarsi questo ordine di chiara origine misterica?

Anche la figuretta in cima al bastone ha un che di iniziatico. Verso l’estremità superiore l’asta di legno diventa plastica, gommosa: si direbbe che l’omuncolo lotti per nascere. L’idea stessa della nascita vergine di un piccolo uomo è già probabilmente un’arguzia, un gioco intorno alla parola latina virga, la verga-vergine che qui partorisce l’omuncolo. Forse la collana fronzuta che gli cinge il collo allude al pupazzo di paglia, evocando la funzione della creatura: è un povero pupazzo nato dalla Virgo (Vergine) stellare, che in mitologia è la dea vergine delle messi.

Sulla fronte, ben centrata in mezzo agli occhi, l’uomo dipinto da Metsys ha una grossa protuberanza: non potrebbe essere un riferimento al terzo occhio che sta per spuntare? La nascita di questo omuncolo, che fuoriesce dalla virga, non è per caso connessa con l’altro omino che, secondo la tradizione ermetica, dimora nella pupilla dell’occhio? Che sia l’omino da cui sboccerà l’iniziato dotato di una visione superiore? A tutte queste domande troveremo forse una risposta una volta finito di leggere quello che Mark Hedsel ha da dire sui temi iniziatici quali la piuma, la cresta del gallo, l’Ishon (l’«omino») e il bastone trasmutatore, ossia la virga. Fino a quel momento limitiamoci a considerare il dipinto poco più che un ammonimento rivolto al Matto perché tenga la bocca chiusa e badi a quello che dice, un ammonimento che rinvia sempre al mistero del Logos.

Mark Hedsel, L'iniziato

Nessun commento:

Posta un commento