7 marzo 2015

I segreti di Iside: la ricerca della prima materia




La pratica della segretezza era piuttosto diffusa nel Medioevo. Persino gli alchimisti, che scrissero e pubblicarono migliaia di testi per illustrare la loro arte, accennavano di rado ai misteri di Iside: i loro segreti li riponevano in codici, sigilli e scritture cifrate che soltanto altri adepti potevano comprendere. Non rivelavano mai i segreti della loro arte ai profani, a quelli che avevano la spada sguainata.

Per gli estranei gli scritti e i disegni degli alchimisti sono lettera morta. Come tutti gli iniziati prima di loro, anche gli alchimisti hanno mantenuto il riserbo, hanno tenuto la bocca chiusa. Le tante pubblicazioni alchemiche non erano destinate a illuminare gli ignoranti: erano rivolte ai pochi sapienti. 

Analogamente alle chiese e alle cattedrali, che avevano un vestibolo esterno, il nartece, destinato ai catecumeni, e i «cori» o zodiaci sacri e persino cerchi della danza, riservati agli iniziati, allo stesso modo i laboratori alchemici avevano spazi riservati agli aspiranti. Questi erano i luoghi d’Aria, cioè luoghi per ascoltare, leggere parole e studiare i segreti preliminari dispensati tramite l’elemento aereo. Soltanto dopo questo battesimo dell’Aria, il neofita poteva diventare zelatore, stare davanti al Fuoco e avere persino il permesso di contemplare il Fuoco Segreto del Sole nascosto.

Ma prima che gli venisse concessa la visione più alta, egli doveva imparare a conoscere l’alchimia interna, che è la ricerca di quella prima materia – crittogramma di «Prima mater», una delle manifestazioni di Iside – da cui dipende il processo iniziatico.

L’idea che tutta la materia attenda di essere redenta viene espressa in alchimia e nella letteratura ermetica con l’immagine della prima materia (prima materia) che sta alla base dell’Opera. Nel linguaggio segreto dell’esoterismo – la Lingua Verde – la materia viene scissa in ma e ter. Essa è la Grande Madre originaria, la Mater, la Madonna, lo spirito che sta dentro le cose. Ma è anche ter, la terra, la scoria. I vari gruppi esoterici descrivono in modi diversi questa separazione fra spirito e terra, ma quasi nessuno nasconde interamente il segreto della scissione. Boheme separa la prima materia in Fuoco e Terra, ma precisa che esistono varie forme di Fuoco, secondo una delle regole ermetiche fondamentali che allude al segreto dell’intera Opera.

A livello microcosmico o umano, la Grande Opera consiste nell’autocreazione dell’uomo: dall’uomo-Terra egli crea l’uomo spirituale, l’uomo-Fuoco o uomo igneo. La pietra degli alchimisti (e anche dei veri massoni) deve essere lavorata e ben squadrata. La pietra angolare è la prima materia, ed è per questo che si dice porti inscritto il Nome. Questo, mai pronunciato davanti a chi sia ai primi stadi dell’iniziazione, è il nome di Dio, la goccia di divino che deve essere liberata dalla pietra per tornare alle proprie origini. È la Spada nella roccia del ciclo arturiano.

Nel frontespizio del libro di alchimia Arcana Arcanissima, che si propone di rivelare il Segreto dei Segreti a tutta l’umanità, Iside viene raffigurata con la veste lacerata sulla coscia, a simboleggiare che la dea è stata di nuovo denudata, ossia che i suoi segreti sono stati divulgati. Molti dei disegni contenuti in questo testo nascondono il segreto dell’alchimia, che l’autore, il Rosacroce tedesco Michael Maier, definì appropriatamente aureum animi et corporis medicamentum, «aureo medicamento dell’anima e del corpo».

Ma nessuno, che fosse ignaro della scienza segreta, avrebbe saputo quale interpretazione dare a queste rozze illustrazioni, in cui con curiose immagini si racconta l’intera storia dell’arte spagirica o alchemica.

Che cosa distingue dal resto dell’umanità chi ha contemplato le nudità di Iside? Spogliandosi della materia scura (o, com’è chiamata talora, materia nera) l’iniziato può contemplare la Prima mater, ossia Iside, che è la materia bianca. Egli, infatti, dicono gli alchimisti, si è spogliato del lato oscuro del suo essere, della materia nera che lo trattiene sulla Terra abitata dagli assopiti, vale a dire dagli schiavi della dea lunare, Selene. All’umanità si impone una scelta: o dormire con Selene, o svegliarsi con Iside.

Una delle incisioni più belle prodotte dai laboratori alchemici del XVI secolo riporta un motto latino sul dovere per l’adepto di vigilare. È il suo compito principale: l’adepto deve restare sveglio, anche quando è immerso nel sonno naturale. Il segreto è tutto racchiuso qui, in questa ingiunzione, che ordina all’iniziato di non soggiacere all’influenza soporifera della buia Luna. Il vero alchimista, il vero iniziato, non deve ricadere nella condizione della moltitudine che dorme.

Mark Hedsel

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