«La magia esiste»: fu questa una delle prime cose che Mark Hedsel mi disse quando cominciammo a lavorare al libro. «La magia esiste» ripeté, «ma è stata fraintesa.»
Lo guardai con aria interrogativa, nella speranza che si soffermasse su un tema così allettante.
«Molti pensano che la magia consista nel capovolgere le leggi di natura» proseguì. «E invece la vera magia non capovolge un bel niente. La magia è semplicemente il risultato che consegue quando l’attività creativa del mondo spirituale viene incanalata nel mondo materiale. I maghi sono coloro che conoscono le regole per “invitare” questo intervento spirituale. La magia ha molto più a vedere con la conoscenza che con il potere: soltanto chi pratica la magia nera si preoccupa del potere.»
Sorrise con ironia. «Ma non credere che tutti quelli che si dicono maghi abbiano il potere di provocare l’intervento spirituale.»
«Se la magia, come dici tu, consiste nell’incanalare l’attività del mondo spirituale» osservai, «allora anche un giardiniere che fa crescere un fiore è un mago?»
«Ma certo. Come ha osservato un cabalista moderno, ogni volta che prepariamo come si deve una tazza di tè, invochiamo con successo i quattro elementi. Fai attenzione, però: a te sembra “naturale” che una pianta sbocci e dai per scontato che la fioritura segua le leggi della natura. È un’ipotesi molto ragionevole, ma non tiene conto di un fatto: noi non sappiamo cosa siano quelle leggi. In una pianta che cresce e fiorisce noi vediamo soltanto qualcosa che si sviluppa e si dispiega sul piano materiale. E invece essa è la manifestazione di qualcosa che avviene al di là della soglia dei nostri sensi, non credi?
«La scienza non ci dice quale sia la forza che spinge un seme nella terra e poi lo fa affiorare alla superficie, germogliare e fiorire con tanta colorata grazia. Quella grazia, quelle sfumature intense vengono forse dalla nera terra? La verità è che non sappiamo che cosa sia un fiore. La scienza ci ha sviato: pensiamo di aver capito, e invece ci siamo limitati a descrivere un processo di germinazione, radicazione, crescita e fioritura. Forse arriviamo a descrivere il fenomeno con una discreta precisione, ma non di certo a capirlo. Ci lasciamo troppo facilmente ingannare dalle manifestazioni esteriori, dimenticando il potere dell’invisibile. Se riuscissimo davvero a comprendere che cos’è un fiore, capiremmo anche l’operato dell’eterico e godremmo della visione spirituale che segna il primo passo sulla strada della vera iniziazione.
«Prendi, per esempio, la fase che chiamiamo “fioritura”. Normalmente pensiamo che il fiore costituisca lo stadio finale nella vita di una pianta, ma ciò non è del tutto esatto. Esaminando la vita della pianta alla luce del pensiero esoterico, si colgono ulteriori sviluppi. L’ape può per certi versi essere considerata la continuazione del fiore, e allora il nettare appare come una fase superiore della pianta: non è certo per caso, osserva Goethe, che la farfalla in volo ricorda i petali di certi fiori. Guardando il fiore e la farfalla con immaginazione, si vedrà in quest’ultima uno stadio più alto di sviluppo, o se preferisci, di evoluzione della pianta. E anche il profumo del fiore (cosa forse più immediata da percepire) rappresenta uno stadio superiore della vita vegetale, un livello di sviluppo spirituale che va oltre il fiore… In questo senso il fiore, pur essendo abbarbicato alla terra, si estende in uno spazio molto più ampio di quello che occupa nel giardino.
«Noi moderni, con le nostre parole e i nostri atteggiamenti, abbiamo ucciso la capacità di cogliere l’intervento dello spirito, che potremmo chiamare magico. Anche se siamo pronti a dire di non sapere che cosa sia veramente la magia, non siamo però disposti ad ammettere di non sapere che cosa sia la natura. Certo, possiamo descriverne le forme esteriori, ma è soltanto quando ne percepiamo le forze interiori che la natura può essere compresa.»
Mark Hedsel, L'iniziato
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